CAPITOLO | OTTO

Nel buio della notte un gran sferragliare di mezzi cingolati le strade facea tremare

L’8 SETTEMBRE 1943

La sera dell’otto settembre cosí fatale
di Modena ero di guardia al palazzo comunale
con uno sparuto plotone di soldati
del solo moschetto e un sol caricatore armati.

Verso le sei di sera la radio trasmise la notizia
dell’armistizio, che per nulla parea fittizia.
Per avere istruzioni telefonai al distretto
militare, ma dissero: “é falso quanto é stato detto:
continuare il servizio senza alcun sospetto!”

Nel buio della notte un gran sferragliare
di mezzi cingolati le strade facea tremare,
ma cosa fosse ancora non potevo immaginare!
A mezzanotte il mio turno di guardia scadeva
e al mio collega che rilevarmi doveva
feci presente quel che avevo notato
raccomandandogli prudenza in quello stato;
poi nel vicino albergo mi ero ritirato.

La mattina seguente di tutto punto vestito
con la divisa militare ero nell’atrio uscito
dell’albergo e stavo per varcare
la soglia della porta, in strada per andare.
L’albergatore alle spalle mi riuscì a fermare
dicendomi: “Lei non sa quel che stanotte é accaduto!
se lei esce sarà immancabilmente perduto!
I tedeschi hanno molti militari arrestati
e verso la Germania deportati.”

Perciò con abito borghese mi sono paludato
e più tardi in valigia la mia divisa portato
dall’amico Michelini che qui avea incontrato,
e alla stazione ferroviaria sono poi andato.

Un treno per Milano stava per partire
così colmo di fuggiaschi che non si può dire.
Rassomigliava ai convogli sovraffollati
che nella messicana rivoluzion passati
di Pancho Villa i peones per Madero
portavano a conquistare il potere.
Tutti si erano in abiti borghesi vestiti
perfino da donne e da preti travestiti!

Un treno per Milano stava per partire così colmo di fuggiaschi che non si può dire

 

 

Quel convoglio non ho mai capito
perché i tedeschi non l’abbiano carpito:
era già pronto per essere avviato
in Germania ai campi di lavoro forzato.

“I tedeschi hanno tutto organizzato –
mi dicevano a Stoccarda quando lá ho studiato –
perfino la disorganizzazione.” Ed é stato
forse questo che da lor mi ha salvato.

A Piacenza si entrava in zona non occupata
e un gran sollievo fu per noi, gente disperata.

Da Milano ripartii per la valle d’Aosta
a Chez Les Blancs la mia famiglia era riposta,
si viaggiava allora come si poteva:
una volta su un camion che fascine portava
altre volte in vagoni merci accadeva.