Negli anni novanta, la domenica avevo un compito: venivo spedito a prendere mio nonno dall’altra parte della città con la macchina di mio padre. Se vi dicessi che mi piaceva andare a prenderlo mentirei. Nella mia straordinaria pigrizia quel piccolo gesto familiare diventava un incubo domenicale. Mio nonno, Giorgio Peyronel, non era esattamente un personaggio simpatico, con il suo bastone e il suo sguardo severo. Ordinato, sempre impeccabile e pulito, non sopportava il mio disordine, la barba malfatta, i vestiti spiegazzati. Mi fumavo una sigaretta sotto casa sua, aspettandone l’arrivo. Eccolo che scende con il suo bastone, ispeziona il mio stato un po’ pietoso, mi rimprovera per la barba lunga, si siede in macchina e comincia a darmi indicazioni su dove andare, scandendo le frasi con colpi di bastone, come l’ammiraglio di una nave: “Passa in via Tommaso Salvini! Cosa fai? Passi per il cimitero? Ma no! Passa per il centro!”
cercavo di convicerlo che passare fuori dalla cerchia delle mura era più veloce si arrabbiava come un pazzo: “Non capisci niente! Vai in via Palestro! Gira in via Senato! Passa per piazza Castello” e giù colpi di bastone al fondo della macchina. Ci misi un po’ di settimane per capire che ogni domenica non facevo un semplice trasporto-nonno, ma un viaggio nella sua memoria e nei suoi ricordi degli anni tra il ’43 e il ’45. Se fate quella strada passerete proprio a due metri da via Rovello dove la Muti portava i partigiani per gli interrogatori. Ogni domenica rivivevamo quei fatti, in un silenzio scandito da poche sue indicazioni: “Qui ci abitava tizio, qui ci portavano i partigiani per torturarli, qui abitavo io da giovane” Il nonno ha sempre raccontato poco della Resistenza. Quando da giovane liceale gli chiesi di raccontarmi della guerra mi rispose che non era il momento, che avrebbe scritto la sua versione a tempo debito. Ci sono cose che vanno raccontate bene, e con calma.
Mio nonno é morto nel 2009. Ma prima di morire ci ha lasciato in un cassetto un manoscritto: Resistenziade. A 50 anni dal settembre 1943, nel settembre 1993, Giorgio Peyronel decise finalmente di raccontare la sua esperienza della guerra. Eccola qui la sua storia. Sotto forma di poema in rima. Dopo averla letta mi sono reso conto che racconta di un uomo che non ho conosciuto, un uomo diverso da quel vecchio col bastone che trasportavo su e giù per la città. Spero di non fargli torto pubblicandola.
Davide Rambaldi
Davide Rambaldi (ideazione, prefazione) Sara Rambaldi (illustrazioni) Marco Liberatore (editing)