CAPITOLO | SETTE

delle ragioni da me difese per non tornare a navigar sul mare  dopo tutto quel che avea dovuto sopportare

RITORNO A MODENA

Ai primi di Agosto lá giunse l’ordinanza
di ripartire oltremare a continuar la danza.
Dissi: “il fascismo é caduto, la guerra senza speranza!”
Mi risposero: “lei deve le sue carte seguire
che oltremare sono andate a finire!”
Dissero proprio “carte” non “documenti”
termine questo troppo “astratto” per quelle menti.

Ma in nessun modo mi potea capacitare
di tanta assurdità nel codice militare.
Al colonnello di artiglieria Luigi Grill, mio cugino
affidai perció il mio triste destino.
Ed egli con ammirevole prestanza
subito accolse la mia disperata istanza.
Ad un suo amico, influente generale
al ministero della guerra funzionale
mi raccomandò e il quindici di agosto
con mia moglie a Roma ci recammo tosto.

Il generale fu con me molto cortese
e comprensivo delle ragioni da me difese
per non tornare a navigar sul mare
dopo tutto quel che avea dovuto sopportare
e senza che nulla lo potesse motivare.
Mi disse che anch’egli avea perduto
un figlio che nel Mediterraneo era caduto.
“Facciamo così – mi disse sgomento –
per non violare il militar regolamento
le concederò la proroga di un mese
alla sua partenza e nel frattempo
vedremo se non ci saran delle sorprese”.
Molto probabilmente già sapeva
quel che l’otto settembre accader doveva.

E cosí ritornai al mio reggimento
in attesa di qualche fausto evento.