CAPITOLO | QUATTRO

Ero ultimo della fila e giunto il mio turno, guardandolo dritto negli occhi rimasi taciturno.

A BASTIA

In Corsica a Bastia fui portato
e un semplice vestito da soldato
senza stellette, che mancavano, mi fu dato.
Al raggruppamento di artiglieria
avente destinazione e sede a Bastia
fummo provvisoriamente assegnati,
dal naufragio decimati e disarmati,
e da esso molto signorilmente trattati.

Il colonnello comandante di quel raggruppamento
militare e di carriera dal nobile comportamento
alla sua mensa noi ufficiali avea invitati
offrendoci aragoste, vini D.O.C. e cibi prelibati.
Il lungo tavolo da pranzo era sempre ornato
da fini tovaglie e da fiori d’ogni stato.

Per dormire eravamo comodamente alloggiati
nelle ville requisite per i nostri soldati
ai corsi, per lo più burocrati pensionati.
“Villa aux lillas” si chiamava la mia
che più bella mi parsa non ci sia.

Ma i soldati superstiti del mio reggimento
ebbero un giorno questo bel pensamento.
Ogni mattina marcavan visita ed in infermeria
davan loro delle pillole per ogni malattia;
ma essi all’uscita del locale
le deponevano in un bel mucchio sulle scale.
Il fatto in sé non violava alcun ordinamento,
così credo senza consultare il militar regolamento,
forse nessuno aveva mai fatto tal pensamento,
ma testimoniava di un organizzato fermento.

Perciò il colonnello comandante
radunò noi ufficiali superstiti all’istante
e, sospettando in qualcuno di noi il mandante,
in riga a ciascuno domandó se approvava
quella guerra, e ciascuno rispondeva
“signorsì” che diversamente non poteva!

Ero ultimo della fila e giunto il mio turno
guardandolo dritto negli occhi rimasi taciturno.
Egli non si aspettava un tal comportamento
e rimase un istante come sgomento.
Ma i nostri sguardi s’erano “onestamente” intesi
e capii ch’egli nutriva pensamenti “cortesi”.
A un tratto si mise a scuotere il capo
dicendo: “che che sei ancora in uno stato
di depressione, dal naufragio causato!”
come un padre, commosso, l’avrei abbracciato.

A Bastia c’era una chiesa riformata francese
e andando al culto il pastore mi rese
edotto che a Bastia un generale valdese
prestava servizio, e allora gli chiesi
di fissarmi un colloquio e di questo gli resi
un caloroso grazie. Il generale valdese
con grande gentilezza mi accolse e fu assai cortese.

Io con molta imprudenza e senza reticenza,
gli dissi che quella guerra mi trovava senza
approvazione alcuna e che in conseguenza,
visto che distrutto era stato il mio reggimento
con l’intero suo pesante armamento,
immensamente gli sarei stato grato
se una sistemazione militare m’avesse trovato.

Molto abilmente ignoró il mio deprezzamento
della guerra, che assolutamente non era conforme
alle militari regole e politiche norme,
ma mi promise il suo interessamento.