Giorgio Peyronel
(Massello 1913 – Milano 2009)
Nato nel 1913 a Massello in Val Germanasca, figlio del pastore valdese Francesco Peyronel, partecipò attivamente in gioventù alla vita della Chiesa valdese tra i giovani barthiani, seguaci del pensiero del teologo e pastore riformato svizzero e antifascista Karl Barth; una scuola di pensiero che condivideva la critica radicale di Barth al cedimento degli intellettuali di fronte alla Grande Guerra e si esprimeva nella rivista “Gioventù Cristiana”. Fu un gruppo che in seguito farà una radicale scelta antifascista e di adesione alla Resistenza. Nel 1936 si trasferì a Milano, dove iniziò la carriera universitaria che lo porterà alla cattedra di Chimica. A Milano, nei primi anni Quaranta, partecipò all’attività clandestina del Movimento Federalista Europeo, con il chimico valdese Mario Alberto Rollier e lo storico Federico Chabod, collaborando alla redazione dell’“Unità Europea”, strumento fondamentale per la diffusione delle posizioni federaliste.
Nel luglio del 1943, durante il governo Badoglio dopo la fuga di Mussolini, con un gruppo di docenti universitari milanesi, partecipò alla fondazione dell’Associazione Professori e Assistenti Universitari (APAU) che aveva come finalità l’abolizione di ogni forma di discriminazione razziale, politica e religiosa nell’insegnamento. Con le leggi razziali del 1938 infatti moltissimi professori ebrei era stati espulsi dalle Università.
Nell’estate del 1943 fu tra gli antifascisti che si ritrovarono a Torre Pellice, nelle Valli valdesi, molti dei quali, dopo l’8 settembre, presero la strada della montagna, iniziando la Resistenza. In ottobre entrò nel Fronte della Gioventù (FDG), organizzazione dei giovani antifascisti italiani, sorta a Milano per il raggiungimento dell’indipendenza nazionale e di un regime di libertà, di cui fu esponente principale Eugenio Curiel. Quando i bombardamenti resero troppo pericolosa la vita in città, parte della sua famiglia si rifugiò in Valle d’Aosta, dove la moglie Giovanna Pagliani aveva rapporti di parentela e di amicizia.
Peyronel svolse un’importante funzione di coordinamento e collegamento tra un gruppo di valdesi e di valdostani, tra i quali Émile Chanoux, poco dopo arrestato dai fascisti, torturato e morto in carcere. Il 19 dicembre 1943, infatti, a Chivasso, a casa di Edoardo Pons, uno zio della moglie Giovanna, fu redatto clandestinamente un documento di grande interesse, la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine. Con lui tre valdesi (Osvaldo Coisson, Gustavo Malan e Mario A. Rollier) e due valdostani (E. Chanoux e E. Page).
La Carta di Chivasso postulava la realizzazione di un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale e fu un passo decisivo verso l’antifascismo militante. In seguito Peyronel entrò nel Partito d’Azione, nelle formazioni di Giustizia e Libertà (GL), ma la sua attività non passò inosservata. Il 7 dicembre del 1944 sarà arrestato a Milano. Denunciato al Tribunale speciale per la difesa dello Stato, sarà detenuto per vari mesi nel carcere di San Vittore, da cui uscirà pochi giorni prima della Liberazione. Dal carcere uscì con i capelli bianchi.
Dopo la Liberazione proseguì la carriera universitaria e la ricerca scientifica, prima a Milano, poi a Bari e infine a Modena sulla cattedra di Chimica Generale e Inorganica. Attivo e infaticabile organizzatore sarà artefice della nascita del primo Centro di Calcolo Elettronico dell’Università di Modena e Preside della Facoltà di Scienze. Continuerà per molti anni anche a interessarsi della Chiesa valdese e nel 1963 entrerà nella Tavola valdese, l’organo direttivo della Chiesa, profondendovi energie ed esercitando la sua vigorosa combattività.
Si spense a 96 anni a Milano, il 7 dicembre 2009.